Il Trauma psicologico secondo la prospettiva EMDR

Il termine trauma deriva dal greco e che vuol dire “ferita”. Per trauma psicologico, intendiamo quindi una “ferita dell’anima” e ci riferiamo a tutto ciò che rompe, con un impatto negativo, la normale quotidianità e il modo di vivere di una persona. Come psicoterapeuti lavoriamo spesso nel campo del trauma e dell’abuso e notiamo sempre che le cicatrici degli avvenimenti più dolorosi non scompaiono facilmente dal cervello, molti pazienti continuano a soffrirne i sintomi anche a decenni di distanza condizionando lo sviluppo, la salute mentale e il funzionamento delle persone. In psicoterapia è sempre stato importante identificare e focalizzarsi sugli eventi di vita traumatici o con un grande impatto emotivo per capire i fattori che hanno contribuito allo sviluppo della patologia o del disagio che il paziente porta in terapia. Le esperienze traumatiche possono essere suddivise in due grandi macro-categorie:

Il modo in cui una persona reagisce ad un evento traumatico può essere molto soggettivo e può variare dal completo recupero e al ritorno ad una vita normale, fino a reazioni più intense e che impediscono alla persona di continuare a vivere la propria vita come prima dell’evento traumatico.

Il maltrattamento nell’infanzia (abuso fisico o sessuale, o trascuratezza) è lo stressor cronico più studiato nell’infanzia.

Coesistono con altri fattori di rischio psicosociali, la violenza domestica, la patologia genitoriale, ecc. Questi temi sono stati oggetto della maggior parte degli approcci teorici in psicoterapia e psicopatologia.

Il valore aggiunto che abbiamo oggi con l’EMDR è di poter lavorare direttamente sul ricordo degli eventi che rappresentano questi traumi relazionali, e risolverli in modo mirato.

COSA ACCADE IN SEGUITO AD UN EVENTO TRAUMATICO?

Il trauma, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo del cervello, danneggia il funzionamento mentale ed emotivo e influisce sulla sua fisiologia per un periodo di tempo molto lungo, interferendo con il normale sviluppo della personalità. Significative lacune di memoria che riguardano la nostra infanzia o eventi importanti della nostra vita possono essere il segno di un disagio nascosto.

La ricerca ormai ha confermato che esperienze avverse precoci e lo stress cronico possono causare alterazioni nel funzionamento di strutture neuroendocrine e del sistema nervoso centrale. Cambiamenti cronici in queste reti, durante periodi critici dello sviluppo, possono avere effetti irreversibili sulla crescita e lo sviluppo. Infatti, durante il vissuto di un evento traumatico, le risposte biochimiche da esso elicitate (adrenalina, cortisolo, ecc.) bloccherebbero il sistema innato del cervello di elaborazione dell’informazione, lasciando isolate in una stasi neurobiologica le informazioni collegate al trauma, intrappolate in una rete neurale con le stesse emozioni, convinzioni e sensazioni fisiche che esistevano al momento dell’evento.

I ricordi traumatici sono immagazzinati in modo diverso, nell’emisfero destro, in una forma frammentata e non integrata, separata dal centro del linguaggio.

Le informazioni sono immagazzinate in reti mnemoniche che contengono pensieri, immagini, emozioni e sensazioni, con collegamenti tra reti mnemoniche associate. Si suppone che le reti sono organizzate intorno all’evento più precoce e che i ricordi di un evento recente può contenere elementi collegati a esperienze precedenti.

A partire dai primi momenti di vita il nostro cervello è in grado di rispondere alle esperienze modificando i collegamenti fra i neuroni.

Tali connessioni rappresentano la struttura portante del cervello e si ritiene svolgano un ruolo essenziale nei processi che permettono di ricordare le esperienze.

Sono le esperienze che generano la rete di connessioni unica e tipica che forma il cervello di ciascun individuo.

Nel nostro cervello esiste un meccanismo innato capace di elaborare le esperienze negative, stressanti o traumatiche, che nel 70-80% dei casi tendono a risolversi naturalmente senza un intervento specialistico, grazie appunto a questo innato meccanismo di elaborazione delle informazioni in grado di integrare gli elementi legati a quell’evento all’interno delle reti mnestiche del nostro cervello, “digerendolo”, ricollocandolo in modo adattivo all’interno della nostra capacità narrativa rispetto all’accaduto.

L’ippocampo ha un ruolo centrale nella deposizione di ricordi legati a episodi o dati, che qui vengono immagazzinati per circa un anno e poi trasferiti in altre strutture, in altre zone della corteccia.

In alcuni casi, però questo meccanismo si blocca e la persona continua a soffrire per un evento traumatico anche a distanza di moltissimo tempo. Spesso prova le stesse sensazioni angosciose e non riesce così a condurre una vita soddisfacente dal punto di vista lavorativo, sociale e relazionale.

In questi casi, quindi, il passato è presente e nella persona può venire a delinearsi quello che viene definito Disturbo post- traumatico da stress, caratterizzato dal “rivivere “continuamente” l’evento traumatico, provando le stesse sensazioni, emozioni, pensieri sperimentati in quel momento.

È proprio in questi casi che è necessario chiedere un aiuto specialistico.

Qui il ruolo dell’EMDR è di fornire uno stimolo affinché nel cervello si possa riattivare questo naturale processo di guarigione.

L’obiettivo è la riorganizzazione del ricordo nella memoria in modo che venga immagazzinato in modo funzionale, cioè in modo da non causare più disturbo o sofferenza.

Quanto detto, frutto di anni di ricerca scientifica, getta luce sulla stretta connessione mente-corpo.

Cosa può essere utile dopo aver vissuto un’esperienza traumatica?

  1. Essere sostenuti da una persona di fiducia, con cui condividere i propri pensieri e le proprie emozioni.
  2. Cercare, per quanto possibile di mantenere la routine quotidiana, anche se potremmo essere meno efficienti, accettare e accogliere il proprio stato emotivo, senza essere giudicanti nei confronti di se stessi.
  3. Riconoscere che, anche se le reazioni e le emozioni sono intensi, questo è fisiologico.
  4. Darsi il tempo di cui si ha bisogno per riacquistare le proprie energie.

Reazioni durante o dopo l’evento traumatico sono:

Reazioni successive all’evento: